giovedì 14 maggio 2020

LA LIBERAZIONE DI SILVIA ROMANO E LE INUTILI SCENEGGIATE POLITICHE.




"Ho studiato abbastanza il terrorismo per sapere quanto sia efficiente nelle sue comunicazioni e nello sfruttare ogni occasione favorevole. Penso che, con ogni probabilità, Silvia Romano sia stata liberata non solo con riscatto, ma anche sotto ricatto”. L’analisi del generale Carlo Jean

In Italia tutto viene messo in politica. Il risultato sono pagliacciate. Da parte dei “cretini di turno” con le critiche alla conversione della ragazza e alla somma pagata, negata dal nostro ineffabile ministro degli Esteri, con la stessa “faccia di tolla” con cui smentiva di sapere che l’azienda di cui possiede al 50% avesse lavoratori in nero. Dal governo, con la miserrima – a parer mio “miserabile” – passerella fatta a Ciampino per ricevere Silvia Romano. Tanto di cappello al senso dell’onore e della dignità del ministro della difesa Guerini che ha rifiutato di partecipare a tale indegna sceneggiata ”borbonica”. Sapeva bene quanto male essa facesse al prestigio internazionale dell’Italia, ma se ne è chiaramente fregato…
Detto questo, sia i “soliti idioti” che se la prendono con la ragazza sia parte del governo hanno cercato di sfruttare l’occasione per guadagnare consenso. Non esiste differenza etica fra i due. Ma restano molti interrogativi. I liberatori di Silvia e certamente anche la ragazza non sono dei cretini. Erano sicuramente consapevoli dell’intenzione di riceverla in pompa magma. Ne hanno informato il governo. Per amore della “passerella” esso se ne è fregato e ha organizzato un comitato d’accoglienza, per celebrare la sua gloria. Le sue immagini avrebbero fatto il giro del mondo. Nei paesi civilizzati hanno a ragione suscitato disprezzo e sarcasmo. Sono poi state abilmente sfruttate dalla propaganda jihadista.
Allora, perché nostri governanti si sono prestati al gioco? Ho studiato abbastanza il terrorismo per sapere quanto sia efficiente nelle sue comunicazioni e nello sfruttare ogni occasione favorevole e quanto curi i particolari per evitare effetti boomerang. Penso che, con ogni probabilità, Silvia Romano sia stata liberata non solo con riscatto, ma anche sotto ricatto. Se non si fosse comportata come detto dai suoi carcerieri, essi avrebbero giustiziato qualche ostaggio, suo compagno di prigionia. Questo spiega anche perché i drones Usa schierati nel Corno d’Africa non abbiano bombardato per rappresaglia il villaggio in cui si trovava, tanto per dire allo Shabab di non “scherzare” troppo.
Se nei confronti della ragazza vanno usati il massimo rispetto e comprensione, essi non possono esserlo nei confronti dei “pagliacci”, che indegnamente ci rappresentano e che hanno scelto di esibirsi nella sceneggiata di Ciampino, noncuranti del danno che facevano a tutti noi.

14 MAGGIO 2020

martedì 12 maggio 2020

ONU, L'ITALIA VIOLA DIRITTI POLITICI E CIVILI DEI CITTADINI





Vittoria storica! Italia condannata per aver negato diritto al referendum

Il 29 novembre 2019 il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato l’Italia in violazione del Patto sui Diritti Civili e Politici e ha riscontrato una violazione dell’articolo 25, congiuntamente all’articolo 2, nei confronti di Mario Staderini e Michele De Lucia.


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( Mario Staderini e Michele DeLucia )

Più precisamente, il Comitato ha concluso che l’Italia ha violato il diritto di Staderini e De Lucia (e con loro di tutti i cittadini italiani) di partecipare alla vita politica e al governo del Paese -senza ostacoli irragionevoli- attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare.
Il Patto sui Diritti Civili e Politici è il principale trattato in materia di diritti umani del sistema di protezione dei diritti Umani delle Nazioni Unite. L’Italia lo ha ratificato il 15 Settembre 1978. Il Comitato, composto da 18 esperti indipendenti rappresentati tutti gli Stati delle Nazioni Unite, è l’organismo predisposto ad assicurare che gli Stati contraenti del Patto lo rispettino.
Le conclusioni dall’unanimità del Comitato nel caso Staderini and DeLucia v. Italy (Comm. 2656/2015) dichiarano che in Italia l’esercizio effettivo del diritto di tutti i cittadini a promuovere referendum è irragionevolmente regolato e, di fatto, impedito da:
procedure legislative ingiustamente restrittive e irragionevoli;
sabotaggio da parte delle Istituzioni.
Le violazioni sono state determinate da:
la presenza (nella legge 352/70 che disciplina la procedura referendaria) di “restrizioni irragionevoli” al diritto dei cittadini di promuovere referendum. In particolare, la raccolta firme è impedita dalla previsione di un obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge garantisca ai promotori la disponibilità per strada di quei pubblici ufficiali.
Il mancato intervento delle Istituzioni (Presidente Consiglio, Ministro dell’Interno, Ministro della giustizia, Presidente della Repubblica) a cui Staderini e De Lucia nel 2013, e Staderini in occasione di altro referendum del 2016, si erano rivolti per denunciare l’assenza di autenticatori, le inadempienze di molti Comuni (che non consentivano di firmare o non informavano) e l’assenza di pubblica informazione sulla campagna referendaria
Una volta determinate le Violazioni, il Comitato ha dato all’Italia 180 giorni (entro la fine di Maggio 2020) per:dare pieno ed effettivo rimedio alle vittime della violazione, incluso atto di scusa formale alle vittime della violazione.
tradurre e pubblicare la decisione del Comitato, “diffondendola il più ampiamente possibile”
prendere misure per evitare in futuro il ripetersi di violazioni simili, incluso modificare la legge che regola i referendum, assicurando che non via siano più restrizioni irragionevoli alla partecipazione dei cittadini alla vita politica.
La nuova legge, in particolare, dovrà: assicurare ai promotori dei referendum strumenti per autenticare le firme;
garantire che la raccolta firme si possa tenere negli spazi più frequentati dai cittadini (ad esempio piazze e centri commerciali privati);
assicurare che la popolazione sia informata delle raccolte referendarie e della possibilità di prenderne parte
Decisione storica
Questa è la prima volta che l’Italia viene condannata per aver violato l’articolo 25 del Patto, che codifica il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica attraverso strumenti di democrazia rappresentativa e diretta (ed è anche uno dei pochi casi al mondo)
la prima volta che il Comitato diritti umani dell’Onu si è espresso in materia di referendum (creando un precedente che farà scuola in tutti gli Stati dove si usano referendum e strumenti di democrazia diretta).
Il caso è stato portato di fronte al Comitato nel luglio 2015 dall’International Human Rights Center della Loyola Law School, Los Angeles, diretto dal Professor Cesare Romano, che ha seguito pure le memorie negli anni successivi.
FATTO
Il procedimento trae origine da quanto accadde nel 2013 in occasione dei sei referendum (in materia di: immigrazione, legalizzazione droghe, otto per mille, finanziamento dei partiti, divorzio) presentati da un gruppo di promotori, con Staderini e De Lucia, all’epoca rispettivamente Segretario e Tesoriere di Radicali italiani, primi firmatari.
La campagna di raccolta firme si caratterizzò per la difficoltà di reperire autenticatori e per una serie di violazioni da parte delle istituzioni, fermandosi a 200 mila firme raccolte sulle 500 mila necessarie. Il sabotaggio da parte delle istituzioni si realizzo attraverso sia azioni che omissioni:
Assenza di autenticatori disponibili senza che Governo prendesse provvedimenti
Istituzioni non hanno informato su cosa, come, dove e quando firmare
Malfunzionamento dei Comuni e violazione dei loro obblighi
Complessità vidimazione e certificazione dei moduli
Mancata risposta del Governo alle richieste di aiuto dei promotori dei referendum
Sin dall’inizio della campagna referendaria Staderini e De Lucia scrissero inutilmente al Governo Letta, al Presidente della Repubblica Napolitano e altre istituzioni per denunciare assenza di autenticatori e chiedere intervento. Dopo mesi di inerzia e iniziative nonviolente, il Ministero dell’Interno ammise il problema e adottò una circolare che però il Comitato Onu ha accertato essere stata nei fatti inutile.
Il 30 settembre furono depositate 200 mila firme in Cassazione denunciando gli ostacoli incontrati e le violazioni di legge, ma la Cassazione non ne tenne conto e boccio le firme raccolte.
Subito dopo Staderini e De Lucia, nell’ottobre 2013, scrissero anche a tutti i parlamentari, denunciando il fatto che i cittadini non potevano più esercitare il loro diritto di promuovere referendum, e allegarono una serie di modifiche legislative a costo zero che avrebbero reso semplice la raccolta firme. Nessuno fece nulla.
Nel 2016, in occasione del referendum sulla riforma costituzionale, Staderini presentò una richiesta di referendum costituzionale (per chiedere la votazione “per parti separate”), ma si ripeterono gli stessi ostacoli alla raccolta firme e a nulla valsero le richieste al Governo Renzi e altre istituzioni avanzate anche con i comitati referendari per il no alla riforma costituzionale e per la legge elettorale.
Staderini fece nuovo ricorso alla Cassazione, denunciando l’incostituzionalità delle legge di raccolta firme sui referendum, ma la Cassazione rigettò con argomentazioni oggi smentite dall’Onu.
Il 13 maggio del 2017, Staderini scrisse al Presidente della Repubblica e poi al Governo Gentiloni proprio per scongiurare la condanna dell’Onu e chiedendo un intervento verso Parlamento e Governo inerte. Iniziò così la campagna “duran adam al Quirinale”, le cui ragioni sono state confermate dalla storica decisione del Comitato diritti umani dell’Onu.
Aggiornamento
Dopo che a fine dicembre 2019 la decisione del Comitato diritti umani è stata notificata allo Stato italiano, il 5 febbraio 2020 Staderini, De Lucia e il professor Cesare Romano hanno scritto a Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno e Ministro degli Esteri, per chiedere ottemperanza a decisione e mettersi a disposizione per il ripristino della legalità nazionale e internazionale.

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